martedì 2 agosto 2016

IL SALVAGENETE CDP NON SALVA LA PEDEMONTANA VENETA. I 2 conti della serva.

Aggiunta al contratto di Concessionedel 2 - 009 DGRV n .2260 10/12/2013

Bastano due conti della serva per dimostrare il sostanziale default cui va incontro la Superstrada Pedemontana Veneta. Per primo il dato sui flussi di traffico che potrà essere al massimo di 20.000 veicoli al giorno, tenendo conto dei veicoli circolanti in A31 e A27 e delle condizioni più favorevoli relative alla mobilità veneta messe in luce da AISCAT. Se tutto va bene quindi la società che gestisce la superstrada incasserà ogni anno (supponendo un pedaggio medio di euro 10 -secondo l'allegato A1 della concessione rivista nel 2013, si può arrivare oltre i 12€ - e ipotizzando, cosa non verosimile, che tutti i veicoli compiano l'intero percorso e durante tutti i giorni dell'anno) 72 milioni di euro. In totale fanno per i 39 anni di durata della concessione 2 miliardi 808 milioni di euro. Il secondo è un dato finanziario e cioè gli interessi sul famigerato project-bond pari all'8% annuale . Il bond dovrebbe essere pari a circa 1,6 miliardi e quindi ipotizzando un bond decennale garantito dalla BEI il totale degli interessi che la Sis dovrà pagare fa 128 milioni di euro all'anno ovvero 1,28 miliardi in dieci anni.
Sommando questo dato finanziario con il costo che dovrebbe sostenere la SIS per la realizzazione dell'opera il totale è di 2,88 mld di €. Senza contare i costi di esercizio, la manutenzione, i costi generali, le spese risultano già superiori ai ricavi. E 'chiaro che l'opera non raggiungerà il break even point (bep) ovvero il pareggio. Sarà una strada sempre in perdita. A nulla servirà abbassare del 10 o 15% il costo del pedaggio perché il traffico aumenterà di poco e con esso i ricavi, ma in misura sostanzialmente ancora insufficiente a conseguire un utile per il progetto.
E' difficile credere che la BEI e la CDP diano il via libera al bond decennale (che comunque la Sis non sarebbe in grado di rimborsare dato che non ha sufficiente capitale proprio, né margini futuri adeguati) e quindi la SPV è destinata a bloccarsi comunque. Anche una eventuale boccata di ossigeno da parte dello Stato non risolverebbe il problema. Al massimo allungherebbe l'agonia.

Nella revisione del 2013 siglata dalla giunta Zaia, si parlava di un mutuo senior 25ennale per la quota di 1.5 mld€ a carico di SIS, al tasso mostruoso del 7.5% annuo (cioè capace di produrre un interesse pari a 2.8 mld€ ). Ci chiediamo come sia possibile affidare i lavori di realizzazione della strada senza avere adeguatamente valutato il merito e la solidità finanziaria del concessionario SIS (che ad oggi pare avere contribuito con soli 60 milioni al progetto) e soprattutto le stime di traffico, considerando che il quadro economico è molto diverso rispetto a quando il progetto è stato pensato. Fatto gravissimo che comporta per il nostro territorio il rischio di una ferita insanabile a livello paesaggistico, ambientale e finanziario con la perdita di una arteria gratuita come la Nuova Gasparona. Non vogliamo una nuova Salerno-Reggio Calabria nel pieno del Nord-Est.

I rimedi non sono molti: o i privati e le associazioni di categoria, che tanto hanno a cuore la realizzazione dell'opera ci mettono i soldi, (ipotesi inverosimile) o la strada torna sotto il completo controllo dello Stato , togliendo di mezzo il fantomatico project financing e il suo mentore, il commissario-concedente Vernizzi con tutta la sua struttura commissariale, ritornando ad un progetto condiviso con il territorio, i comitati, la popolazione.
Un progetto meno impattante, meno costoso, piu' corto e molto meno impegnativo a tutti i livelli. Lo stato si è comunque impegnato a fornire al concessionario 1 miliardo. Noi crediamo che aggiungendo qualche centinaio di milioni si possa portare a termine l'opera. Inoltre, vedendo la querelle con il commissario e con la regione, dal punto di vista governativo, non si capisce come mai la presidenza del Consiglio dei Ministri non risolva l'empasse nella trattativa mettendo un commissario-concedente più fidato, che meglio serva gli interessi governativi e della collettività nazionale. Di fatto così la concessione sarebbe gestita direttamente dallo stato agendo con la forza di un governo contro un concessionario inadempiente rispetto alla legge. Questo è un fatto ormai da anni visto, che non ha mai saputo finanziarsi entro i due anni dall'approvazione del progetto definitivo come prevede il Codice dei Contratti e degli Appalti all'art. 144.
Per questo chiediamo il blocco immediato dei cantieri e la apertura di un tavolo di confronto con i comitati e il territorio per verificare cosa serve davvero e di quali risorse disponiamo. Il tempo dei giochi e delle imposizioni dall'alto è finito. E con esso anche quello delle gestioni commissariali di plenipotenziari disposti a tutto per di portare a termine un disastro sulla nostra pelle a vantaggio dell'interesse di pochi.

Massimo Follesa portavoce Covepa

Francesco Celotto attivista Covepa- consulente ed esperto in finanza



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