sabato 19 ottobre 2013

Grandi opere, tensioni interne al M5S del Veneto

Avevamo notato la morbidezza e l'inefficacia di molti parlamentari sui temi delle grandi opere nel Veneto tra cui SPV, VALSUGANA E VALDASTICO NORD. Questo era emerso nei numerosi contatti con diversi politici veneti, ma non ci aspettavamo che questa piega emergesse anche dal giro propagandistico del M5S tra Solagna e Bassano del Grappa del 12 ottobre scorso. In quella piazza erano assenti le pesanti ricadute sul Parco delle Rogge del cantiere per il casello di Bassano Ovest della SPV e della area industriale inserita illegittimamente in quel parco, dal Piano degli Interventi del comune di Bassano.

A Solagna sono state sconcertanti le dichiarazioni sulle infrastrutture utili da parte di Grillo che forse ha ricevuto cattive informazioni sulle partite affaristico-politiche venete e sulle inchieste mosse attorno alla Mantovani dai  contatti di Grillo nel territorio. Il cui clima e il peso di questa partita forse è seconda solo a quella sulla infiltrazione mafiosa nel nordest: in questi giorni  l'eurodeputato Sergio Berlato ha chiarito bene a cosa ci riferiamo. 

In particolare ci rivolgiamo all'on. D'Inca' e al sen. Cappelletti, che si sono detti indignati e sgomenti di fronte al muro di gomma da parte della macchina tecnico politica veneta, rappresentata dal Commissario di SPV Vernizzi. Egli ha rifiutato loro la documentazione contrattuale di SPV. A poco serve lamentarsene stando a guardare o aspettare risposte da chi è garantito dal suo operato: serve invece chiamare alle loro responsabilità, anche penali,  chi rifiuta atti d'ufficio e documenti che sono di pubblico interesse e devono essere pubblici, in modo particolare per i rappresentanti eletti nel parlamento della Repubblica Italiana. 

E' grave a questo proposito depotenziare l'azione nel territorio del M5S attraverso la  chiusura del gruppo grandi opere come previsto nella riunione del 27 ottobre 2013 del M5SVeneto. Chiediamo ai parlamentari veneti del M5S e a tutti gli attivisti di impedire il possibile azzeramento del «gruppo grandi opere» in seno ai Cinque Stelle del Veneto tanto meno il blocco, la chiusura nonché il ridimensionamento di quel gruppo con cui abbiamo utilmente condiviso informazioni, battaglie e un fondamentale cammino del nostro percorso. CoVePA

Riportiamo di seguito la nota di Marco Milioni 

 Il possibile azzeramento del «gruppo grandi opere» in seno ai Cinque stelle del Veneto sta mandando in fibrillazione il movimento che il 27 di questo mese ha in calendario una importante riunione su base regionale in cui si dovrebbe discutere di questioni organizzative. Almeno queste sono le indiscrezioni che filtrano da una parte degli attivisti che nel Trevigiano, nel Bassanese e nel Veneziano non hanno preso bene la cosa; tanto che sono cominciati a volare gli stracci. Anzi la cosa viene considerata una manovra intesa in qualche modo a mettere la sordina ad uno dei pochi ambiti in cui il M5S è riuscito ad essere spina nel fianco nei confronti dell'establishment politico ed imprenditoriale, accusato di usare le grandi infrastrutture come occasione di cattiva gestione del territorio condita da appetiti affaristici.

Più nel dettaglio a scatenare l'ira di parecchi attivisti è stata una e-mail datata 18 ottobre 2013 indirizzata ai supporter veneti nella quale si parla di «sciogliemnto del gruppo grandi opere». Tale scelta si renderebbe necessaria, si legge nel documento per «per dare al gruppo una connotazione più attinente alle esigenze operative presenti e future, anche in ottica "regionale" e non più focalizzata puntualmente su singole tematiche, ma analizzando il quadro nel dettaglio della sua complessità e delle sue interrelazioni». Ora nel documento si parla di ripensamento e riorganizzazione del gruppo e non di cancellazione tout court. I dissenzienti però, paventano la volontà più o meno sottaciuta di inertizzare in qualche modo gli strali che dal gruppo grandi opere in passato erano partiti all'indirizzo di commesse molto chiacchierate come la Valsugana bis, la Pedemontana, i progetti di finanza nella sanità. Il che ha mandato in escandescenza gli attivisti più impegnati sul campo, i quali addirittura temono una manovra concepita dagli aficionados di David Borelli (vicinissimo a Gianroberto Casaleggio, de facto il numero due del M5S dopo Beppe Grillo) tesa a mettere le mani sul gruppo di lavoro che in questi mesi ha portato gli attacchi più duri al cosiddetto sistema veneto nel quale figurano Pdl, Pd e Lega: alla grossa una manovra tesa a centralizzare la gestione del dissenso accolta malissimo da chi invece da anni si batte sul territorio.

Al contempo alcune prossimità di Casaleggio con l'entourage del governatore leghista Luca Zaia non sono passate inosservate alla base dei Cinque Stelle. Come non mancano le critiche allo stesso Borelli che «dopo l'esperienza fallimentare come consigliere a Treviso» visto il pessimo risultato alle comunali di primavera, terminata l'esperienza in comune sarebbe stato chiamato come uomo di fiducia di Casaleggio per le questioni del Veneto. Un imprimatur che non sarebbe stato ben digerito dalla base. Per di più le stesse tensioni, anche se di intensità minore, si starebbero creando per le nomine di alcuni soggetti incaricati dai parlamentari a seguire tematiche specifiche. Non sono pochi gli attivisti che contestano scelte considerate in qualche modo calate dall'alto e non discusse nei gruppi territoriali. Soprattutto ci si chiede se ci siano emolumenti di sorta e se questi siano stati discussi in rete. E non mancano nemmeno i dissapori per il mancato avvio della piattaforma elettronica che avrebbe dovuto mettere in contatto attivisti ed eletti in seno al M5s sia a livello nazionale che veneto. Alcune indiscrezioni parlano di un gruppo di informatici veneziani che avrebbero già pronta una piattaforma realizzata autonomamente. Una opzione mal vista dagli aficionados di Casaleggio.


Marco Milionifonte: www.lasberla.netlink di riferimento originale

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