martedì 3 settembre 2013

LA BULIMIA INFRASTRUTTURALE DELLA REGIONE VENETO. di Maria Rosa Vittadini 1

Ospitiamo in alcune puntate le note che la Prof. Maria Rosa Vittadini ha inviato a don Albino perché siano messe a disposizione del Consiglio Regionale del Veneto nell'incontro di oggi 3 settembre 2013. Questa è la prima e nasce dagli incontri che si sono sviluppati attorno ad AltroVe per la preparazione delle osservazioni al principale strumento urbanistico regionale: il PTRC.
Tale bulimia si esplica in primo luogo nella previsione di infrastrutture stradali e autostradali. Ma poi si allarga alle ferrovie ad alta velocità, ai porti, agli aeroporti, alla realizzazione di grandi poli terziari e residenziali. Per restare solo alle autostrade, i progetti inseriti negli accordi istituzionali di programma tra Regione e Stato è lungo. Si va dalla Pedemontana veneta, al prolungamento della A27 fino a Perarolo di Cadore, al prolungamento della Valdastico Nord fino a Trento, al Passante di Mestre ultimato di recente, alla terza corsia della A4 Venezia-Trieste in corso di realizzazione, alla Nogara-mare, alla Via del mare (A4-Jesolo), alla nuova Romea (Orte-Mestre), al GRA di Padova compresa l’autostrada lungo l’idrovia PD-VE, alla nuova Valsugana.


Queste opere hanno per lo più storie lunghissime, sono progetti vecchi la cui mancata realizzazione è dovuta in parte (del tutto minoritaria) alla opposizione delle popolazioni locali e in parte (maggioritaria) alla mancanza di risorse finanzarie. Intanto il mondo è cambiato, sono cambiate le prospettive di crescita e le modalità stessa della crescita. La sostenibilità è divenuta obbligo non solo morale, ma condizione normativa di fattibilità delle trasformazioni. 

La Regione veneto non ha registrato il cambiamento e prosegue nelle medesime politiche come fossimo negli anni sessanta rinunciando al suo compito di orientare alla sostenibilità il governo del territorio e facendosi portatrice degli interessi dei promotori delle grandi opere. Oggi le decisioni di realizzare le grandi opere proposte si basano sull’assunto che le risorse saranno messe a disposizione dai privati attraverso la formula del project financing e che si ripagheranno attraverso i pedaggi. Per tutte le opere sopra citate questo assunto è del tutto falso: i privati realizzeranno le opere solo se l’Amministrazione pubblica si impegna a coprire i costi anche qualora gli investimenti fossero maggiori del previsto o il traffico minore del previsto. Dunque per i privati proponenti rischio zero e guadagno certo; per la collettività utilità incerta e altissimo rischio di costruzione di un debito differito di ingenti proporzioni, addossato alle spalle delle prossime generazioni.


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