lunedì 12 novembre 2012

L'ARMATA BRANCALEONE ALLA GUERRA DELL'ALLUVIONE

http-//www.repubblica.it/2006/05/gallerie/esteri/blindati-gaza

L'alluvione di due anni fa non si è ripetuta per un soffio e solo il miglioramento delle precipitazioni ha impedito lo stesso disastro a distanza di due anni, e non è ancora finita, purtroppo. Qualcuno ha comunque subito i medesimi danni poiché l'alluvione rispetto al 2010 ha salvato Vicenza per pochi centimetri, ma non ha salvato i molti cittadini che abitano a ridosso del Bacchiglione, dei numerosi torrenti che lo alimentano o nei pressi dei fossi che scendono dalla pedemontana vicentina.

Quello che ci interessa sottolineare sono le assurde dichiarazioni e i piagnistei di chi chiede conto dei lavori mancati per la messa insicurezza di un territorio, che per sua natura non può che convivere con l'acqua sopra, e sotto il terreno. Si arriva alle sparate sull'applicazione di poteri militari, straordinari o speciali fuori dalla grazia di Dio, per attuare quei lavori e quelle politiche ordinarie per la salvaguardia, delle persone e dei territori. 
Vogliono in campo le forze armate? Mandiamo i guastatori o i demolitori, meglio quelli israeliani sono più specializzati con i loro caterpillar blindati, ma non nelle costruzioni nelle demolizioni oppure usiamo i droni, meglio ancora se very smart and clever.
Battute a parte, ma dove vivevano tutti questi parolai da alluvione quando sul territorio si sprecavano milioni di euro in opere troppo costose e superflue? I più tra questi, dai democratici ai leghisti, passando per le varie bande del pdl e degli ex, se la prendono con la necessità di maggiori fondi per le opere idrauliche. Addirittura chi governa la regione Zaia-Chisso attacca senza mezzi termini i nuovi professori ”romani” e lamentano anch'essi i pochi fondi.

In primo luogo queste considerazioni sarebbero ridicole se non si fosse di fronte a nuove tragedie, personali e umane, di chi di nuovo è finito sott'acqua. In secondo luogo tutti gli amministratori e i politici di questo Veneto alluvionato, chiedono nuove opere idrauliche, nuovi lavori di cemento, e trascurano le indispensabili politiche di gestione del territorio e di riconversione urbanistica, che siano in grado di riparare i disastri commessi negli ultimi quarant'anni. In terzo luogo non hanno il coraggio di chiedere il blocco di opere che stanno per estinguere le poche risorse disponibili per risanare e ripristinare quanto la nuova alluvione del 2012 ha messo sotto gli occhi di tutte le persone di buon senso. Tutti quei politici, che adesso si stracciano le vesti, dovrebbero avere il coraggio di fermare subito tre opere che nel vicentino sottraggono risorse economiche indispensabili alle vere emergenze: Pedemontana Veneta, Valdastico Nord-Sud e Nuova Valsugana. Quei politici dovrebbero avere il coraggio di riconoscere che un inutile Progetto di Finanza costosissimo come il nuovo ospedale di Santorso, drenerà ogni anno oltre 13 Mln di € all'anno di rate dalle casse regionali.
Tutto questo restando solo alla provincia di Vicenza: immaginate se questi milioni fossero disponibili ogni anno per i prossimi 30 anni nella pedemontana vicentina per politiche e interventi di risanamento idraulico e ambientale a difesa della città di Vicenza e di tutta la pianura intorno ad essa?

Ma c'è qualcosa di più: tra ospedale di Santorso e somme disponibili per il cantiere della SPV tra Villaverla e Breganze, se ne sono già andati quasi 300 Mln di €, investiti proprio in quelle aree che determinano le piene e le alluvioni del bacino del Bacchiglione tra Vicenza e Padova. Si tratta di una somma introvabile nelle casse regionali per le opere di messa in salvagurdia di quella rete infinita di fossi, canali, torrenti, fiumi e risorgive a nord di Vicenza.

Va dunque denunciata l'inadeguatezza di una certa classe di politici locali, regionali e nazionali rispetto a questi problemi. Tra tutti spiccano sindaci e rappresentanti locali dei vari consorzi, aziende, associazioni ed enti territoriali che ammiccano a queste infrastrutture e poi chiedono ulteriori investimenti per le opere idrauliche di protezione e adeguamento alle piene che una sovraurbanizzazione hanno reso devastanti. Nessuno di questi ha il coraggio di chiedere la sospensione di quelle opere infrastrutturali in corso di avvio come SPV, Valdastico Nord-Sud e Valsugana che da sole sono in grado di azzerare ogni possibile ulteriore investimento nel risamento idrogeologico della nostra regione.

L'inadeguatezza di chi non vede gli investimenti sbagliati nella pedemontana vicentina è evidente, soprattutto di tutti quei politici e quegli amministratori che hanno versato parole di rammarico per i fondi mancanti, per i lavori bloccati o per le assurde richieste di interventi manu militari. Questa inadeguatezza è così evidente ai nostri occhi e sono così sbagliate e fallimentari le risorse investite, che è giunto il momento che siano messi da parte come certi comandanti incapaci e troppo inclini agli inchini verso lobbies e consorterierie economico finaziarie di questo Veneto. In ultimo va chiesto un atto di resipiscenza al primo cittadino di Vicenza. Se è vero che i bacini servono (ma sono una parte del problema) allora perché limitarsi a Caldogno? Perché non pensare ad ulteriori bacini di laminazione anche più piccoli. E soprattutto vista l'emergenza perché il comune di Vicenza non prende in considerazione l'opzione di una moratoria ventennale sul nuovo costruito?

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