venerdì 5 ottobre 2012

La cecità dei sindaci della Green Community dell'Alto vicentino.

Ravvedersi è una virtù? Forse si, basti pensare a Saulo che accecato sulla via di Damasco si trasformò dal peggiore persecutore dei cristiani in un pilastro della Chiesa. Paolo trascorse il periodo di trasformazione in una cecità che ne rinnovò lo spirito e il compito affidatogli dal Signore. 
Ora ai sindaci di Altovicentino Sostenibile e alle loro ancelle si potrebbe dire che la cecità di Paolo li ha colpiti prima di ravvedersi,  poiché mai si sarebbero accorti delle nefandezze ambientali e insostenibili che li circondano. Oppure, pensando che essi in definitiva non siano novelli apostoli,  si potrebbe apostrofarli che la loro conversione esemplificata dal manifesto della Green Community dell'AltoVicentino, sia utile a rappresentare un progetto per il territorio buono per la prossima elezione. Conoscendo uno dei Sindaci, quello di Santorso, come concreto, capace e chiaro negli obiettivi e nelle impostazioni, non posso credere che questa iniziativa nasca come frutto di semplificazioni di tale genere. L'unica giustificazione che intravedo è che si sia voluto esprimere una visione sul mondo dalle pendici del Summano, cercando di andare oltre all'orizzonte della pianura vicentina e veneta. Questo è il limite: invece bisogna fermare il proprio sguardo prima dell'orizzonte e guardare senza omettere di vedere quello che accade nella nostra cucina o nel nostro giardino solo perché il nostro salotto, al piano rialzato, ci consente di non vedere certe schifezze.
Prendo ad esempio il punto 4 del manifesto della Green Community dell'Altovicentino come paradigma di quanto sostiene Marco Milioni in La Sberla: il nulla ecologista vede sempre lontano e mai vicino; i veri nimby (not in my back yard) sono coloro i quali sostengono il vuoto ecologista che guarda al cortile del vicino, dimenticandosi del proprio. Bisogna aspirare ad avere prima una visione dei bigatti presenti nella cucina di casa nostra: dunque prima Please (look) In My Back Yard. Quello che manca a quel manifesto è una chiara e onesta visione PIMBY, dove consapevolezza e chiarezza di analisi nonché di visione sul territorio della Pedemontana Vicentina potrebbero chiaramente modificare anche il nostro territorio e le relazioni disastrose che abbiamo con esso.
Il punto che segue fa cascare le braccia, e se prima e dopo non possiamo che condividere il buon senso che ispira quel manifesto, questo invece ci fa suonare ogni allarme sulla serie di luoghi comuni che da anni hanno caratterizzato il disastro ambientalista ed ecologista nel nostro paese:
4) Del resto, la crisi ecologica e ambientale è una conseguenza diretta delle attività umane, come attestano gli studi scientifici della comunità internazionale; i rischi ambientali derivanti dalle forme produttive e dalle attività di approvvigionamento energetico possono avere conseguenze devastanti per la vita umana e l’ecosistema naturale, come dimostrano, tra gli altri, il recente disastro alla centrale nucleare di Fukushima e l’esplosione di una piattaforma petrolifera nel Golfo del Messico nel 2010.
….. Ammutolito mi chiedo: ma come si fa a citare Fukushima e il Golfo del Messico e “dimenticarsi” l’insostenibile prospettiva economico finanziaria attuale del Veneto delle villette e dei capannoni, delle cave e delle discariche, degi cemntifici e degli inceneritori, delle autostrade e della ferrovia, della viabilità e della mobilità? E' possibile che quei sindaci non conoscano e nulla abbiano da dire sull'insostenibile sistema ecologico dell’alta pianura vicentina con l'autostrada Pedemontana Veneta, con gli  inquinamenti all'amianto della Marzotto, con le Valdastico nord e sud, con il disastro dello spreco di suolo agricolo e delle acque rappresentato dall’urbanizzazione dell’Alta Pianura Vicentina? Tutto questo è noto, studiato e pubblicato nelle analisi di alcune anni fa dell’Accademia Olimpica e in quelle più recenti del dott. Altissimo del Centro Idrico di Novoledo. 
E' possibile che in un manifesto alla base di una nascente comunità per la sostenibilità ambientale si taccia della disastrosa mobilità ferroviaria, completamente abbandonata per l’auto e la gomma, che non si esprima una analisi efficace meno generica del predominio dell'economia sull'ecologia? Non si può tacere che questo predominio negli ultimi 40 sia stato la regola in questa parte di territorio, i cui frutti amari di questo ultimo ventennio ci lasciano con le delocalizzazioni, i project financing (ospedali e infrastrutture autostradali) da pagare, un ambiente da risanare e improduttivo, una assoluta mancanza di stabilità, e capacità di consolidare il cosiddetto sviluppo. 
L'ecologia e la sostenibilità, in quel manifesto, sembrano parole per tutte le stagioni, ne escono ulteriormente svilite. Sembra non si comprenda che la trascuratezza di ogni ecologia nel rapporto con il territorio, corrisponda ad uno sfruttamento, oltre che delle risorse dell'ambiente, anche dell'uomo e in primo luogo dei più poveri, dei più deboli e dei meno attrezzati a difendersi da questa economia del terzo millennio
Avere i piedi per terra è la condizione perchè ogni analisi “ecologica” abbia senso e non cada nella solita fuffa ambientalista.
Massimo Follesa
portavoce Coordinamento Veneto Pedemontana Alternativa

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